Sul Corriere della Sera di ieri, sono state pubblicate alcune interviste fatte a figli/nipoti di persone anziane scomparse a causa del Coronavirus.
In queste righe ho percepito l’immensa tristezza per la perdita di un proprio caro, ma anche la rabbia, l’incapacità e l’impossibilità di fare qualcosa o semplicemente di stare vicino a chi, in quei momenti, aveva sicuramente bisogno di una presenza accanto a se.
Ho pianto leggendo tutte le storie riportate: coppie di anziani, insieme da una vita, che si ammalano a causa di questo virus maledetto e vengono ricoverati separati (per la prima volta nelle loro vite) in due ospedali diversi. Entrambi muoiono da soli, lontano dai proprio affetti.
Molti altri, consapevoli forse dell’arrivo del loro momento, chiedono agli infermieri di fare delle videochiamate a casa per salutare per l’ultima volta i propri cari.
Quanta amarezza ho in cuore e quante lacrime verso anche ora che sto scrivendo queste parole.
In questo momento di grande emergenza, ringrazio Dio di non avere qui i miei nonni: me li immagino sorridenti lassù, baciati dal sole e dalla vita eterna.
Quando tutto questo sarà finito, sognerò ancora di averli accanto a me. Ma sempre e solo felici.